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Esiste la dieta mediterranea? Med Diet EXPO 2015: è tempo di agire

Data: 
14 Maggio, 2015
Formato: 
CNR Departments involved: 
Thematic areas: 

 

Coordinatore: Mauro Gamboni
Dipartimento di Scienze Bio-Agroalimentari (DiSBA)

 

Intervista a Mauro Gamboni

Che tipo di evento sarà quello per EXPO?

Sarà diviso in quattro parti. La prima parte sarà di natura 'politica'. Sono stati invitati il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e il Ministro della Sanità. Prenderanno parte inoltre il presidente del CNR e i massimi vertici degli altri Enti che hanno sottoscritto un accordo di collaborazione su questo tema (CRA, ENEA, CIHEAM e Forum on Mediterranean Food Cultures). Seguirà poi il lancio di una call internazionale dal titolo "Med diet Expo 2015. Time to act", che sarà indirizzata dal segretario generale del CIHEAM. Si tratta di un appello internazionale per identificare congiuntamente e sviluppare nuove azioni  sulla  Dieta Mediterranea come modello alimentare sostenibile. Questa fase vedrà la presenza di personalità straniere, rappresentanti del Parlamento europeo e del Cluster Bio-mediterraneo Expo 2015. In uno spazio specifico della Conferenza, saranno quindi presentate alcune innovazioni utili a promuovere la dieta mediterranea e a testare il suo valore, da parte dei maggiori Enti di ricerca nazionali. Successivamente, la Conferenza sarà condotta in collaborazione con FAO/UNEP, nell’ambito del Programma Sistemi Alimentari Sostenibili e con il CIHEAM. Interverrano diversi esperti internazionali. L’attenzione sarà in particolare posta sul contributo della Dieta Mediterranean nel favorire cambiamenti a livello culturale, nella transizione verso migliori modelli nutrizionali, nel garantire più intensi collegamenti con il territorio e le economie locali. Infine, l’evento si chiuderà con una tavolra rotonda che aprirà il dibattito sul significato odierno della Dieta mediterranea a cui prenderanno parte diversi esperti nazionali.

In cosa consiste la dieta mediterranea?

E' un ben noto modello alimentare, basato sul consumo di molta verdura e frutta, cereali, pesce, poca carne e proteine animali in genere. Le evidenze scientifiche in merito alla sua influenza positiva sulla salute sono ormai molto ampie: è considerata un modello alimentare sano, con implicazioni positive sulla sfera sociale e culturale. 

Perché è così importante difendere la dieta mediterranea?

Certamente uno dei motivi è che la dieta mediterrane rappresenta un modello di dieta sostenibile. La sostenibilità com'è noto si basa su tre pilastri fondamentali: ambientale, economico e sociale. Secondo gli studi che stiamo conducendo al CNR, insieme a CRA, ENEA, CIHEAM e Forum on Mediterranea Food Cultures, la dieta mediterranea è da considerarsi rilevante anche per un altro pilastro della sostenibilità che si può definire socio-culturale. Non si tratta infatti solo di un sano ed equilibrato regime alimentare, a minor impatto ambientale, ma essa esprime anche un intero stile di vita. Le popolazioni che praticano questa dieta associano al consumo di cibo la sua condivisione, la convivialità, una certa ritualità, la capacità di stabilire rapporti umani. Anche per questo, oltre che per la sua salubrità, nel 2010 la dieta mediterranea è stata riconosciuta Patrimonio Immateriale dell'umanità dall'Unesco. Oggi i nostri sforzi dovrebbero essere tesi a rafforzare e promuovere questo modello alimentare così virtuoso, difendendolo dal diffondersi di comportamenti alimentari con maggiore impatto commerciale, ma certamente più lontani da un sano odierno stile di vita..

Dunque ci stiamo allontanando dalla dieta che seguiamo da secoli?

In questo periodo assistiamo a una situazione paradossale: proprio nelle aree in cui è nata questa dieta, sana e capace di mantenere in forma e in salute chi la segue, si registra una consistente crescita dell'obesità, soprattutto infantile. E' urgente comprenderne le cause e combatterla. L'elemento chiave è senz'altro l'educazione, che deve mirare a modificare i comportamenti alimentari soprattutto dei giovani, orientati al fast food e ad intrattenere un rapporto sbagliato con il cibo. In generale è il nostro stile di vita che ci porta a ingerire qualcosa senza dedicare del tempo a quello che mangiamo, alla sua origine, alla sua preparazione, ai rapporti sociali, alla qualità degli alimenti che scegliamo. La vita quotidiana ci spinge a considerare il pasto qualcosa da consumarsi in tempi rapidi. Per combattere l'abbandono da parte della popolazione della dieta mediterranea occorrono dunque interventi di natura politica, che incidano sui comportamenti collettivi e individuali.

Dov'è nato questo modo di mangiare, e quando?

La dieta mediterranea è stata scoperta in Italia, e precisamente in Campania, verso la fine della Seconda Guerra mondiale. Fu opera di Ancel Keys, un medico americano che notò che in Campania la popolazione locale soffriva meno di malattie dell'apparato cardiovascolare e collegò questa evidenza alla dieta. Scoprì così che quelle persone avevano un regime alimentare basato su pasta, frutta, verdura, legumi, olio d'oliva, un po' di pesce, poca carne e che inoltre praticavano attività fisica, e avevano una buona rete sociale. Keys, trasferitosi in Italia, la studiò a lungo e la lanciò: morendo a centouno anni, ebbe inoltre a constatare personalmente la sua validità.

Tutti i paesi affacciati sul Mediterraneo mangiano così?

Storicamente il cibo ha sempre fatto da ponte tra popoli diversi e questo tipo di alimentazione si è diffuso ovunque nel Mediterraneo, pur se adattandosi agli usi e alle culture, e ancora di più alle produzioni locali. Per esempio se da noi come fonte di carboidrati si usa la pasta, altrove si predilige il cous cous.  Gli elementi comuni rimangono in ogni caso numerosi, e il principale è la prevalenza del cibo di origine vegetale rispetto alle proteine animali.

Come si può salvare la dieta mediterranea?

Attraverso il nostro evento, programmato nell’ambito di quelli previsti dal progetto CNR x Expo, stiamo raccogliendo gli sforzi proprio in questa direzione. Intendiamo lanciare un appello internazionale dedicato specificamente alla dieta mediterranea, fornendo un contributo alla Carta di Milano su tale argomento. Di certo non possiamo pretendere di tornare al passato: la Dieta mediterranea va riattualizzata. Per prima cosa saranno necessarie una educazione e una formazione spinta dei giovani, perché capiscano che la dieta mediterranea non è solo sacrificio, anzi. E intanto sappiamo cosa non fare. Alcuni anni fa,  Stanton Glantz, Direttore del Centro per l’Educazione e la Ricerca del Controllo del Tabacco presso l’Università di California -San Francisco ha dichiarato che bisognerebbe seguire ciò che è stato fatto con successo nella lotta contro il fumo. Egli ritiene che il fallimento della campagna Americana contro l’obesità sia dovuta al fatto che è stata a lungo orientata a puntare il dito sulla responsabilità individuale. Questi modelli colpevolizzanti hanno effetti negativi, soprattutto sui giovani. Al contrario, occorrono modelli positivi, obiettivi interessanti e raggiungibili. Bisogna stimolare su questo tema i nostri rappresentanti politici, per poter individuare e sostenere forme di promozione di questo modello alimentare. Esiste la possibilità di creare un network, una rete tra paesi che insistono sul Mediterraneo. L'abbandono della dieta mediterranea è per tutti un problema: anche in nord Africa sta crescendo l'obesità e il grande paradosso dei nostri giorno è che in diversi paesi malnutrizione e obesità convivono.

ORGANIZZATO DA:

Massimo Iannetta (ENEA)
Flavio Paoletti (CRA)
Roberto Capone (CIHEAM-IAMB) 
Sandro Dernini (Forum on Mediterranean Food Cultures)

IN COLLABORAZIONE CON:

Gaetano Crepaldi (Fondazione Dieta Mediterranea)
Lorenzo M. Donini (CISCAAM-Sapienza)

MEDIA PARTNER:

SPRIM-Italia