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Agricoltura di precisione e uso sostenibile delle risorse

Data: 
22 Luglio, 2015
Formato: 
CNR Departments involved: 

 

Coordinatore:  Alessandro Matese
Istituto di Biometeorologia (IBIMET)


 

Intervista ad Alessandro Matese

Cos'è l'agricoltura di precisione?

Una serie di metodologie, analisi, processi, per la gestione sito - specifica dei sistemi colturali. Che in pratica significa: considerare i sistemi colturali non come grandi insiemi ma come piccole entità con comportamenti diversi. Un vigneto o un campo di mais, soprattutto se sono molto estesi, non sono un'unica entità ma la somma di tanti piccoli appezzamenti coltivati con la stessa coltura. In uno stesso campo possiamo trovare condizioni di suolo, meteorologiche, di esposizione solare, di topografia anche molto differenti tra loro. In Italia questo è anzi molto frequente.

Qual è il compito che si prefigge l'agricoltura di precisione?

In primo luogo la massimizzazione della resa agricola, e di conseguenza dei profitti. Ma anche interventi mirati a una maggiore sostenibilità delle coltivazioni. Se devo usare fertilizzanti o pesticidi, per esempio, posso farlo secondo le reali necessità delle piante, non in base a delle stime. È la coltivazione stessa a dirmi di cosa ha bisogno. Persino la singola pianta. Posso così evitare trattamenti inutili, che possono rivelarsi dannosi e inquinanti, e ridurre i costi.

Come ci riesce?

In primo luogo essa monitora le diverse aree con tecnologie innovative: sensori a terra, stazioni meteorologiche, sensori di caratterizzazione del suolo e vari strumenti di telerilevamento, come immagini satellitari o immagini scattate in volo da droni.

Un intero set di tecnologie al servizio dell'agricoltura. Che altro c'è?

Sistemi ottici a terra, pistole che monitorano la temperatura, sensori che rilevano l’infrarosso… in pratica un intero set di sensori che raccolgono dati su un determinato appezzamento e che arrivano a un livello di precisione capace di fornire informazioni anche sulla singola pianta. Alcune tecnologie poi sono migrate da altri settori, come i droni. I dati provenienti dai vari sensori vengono poi considerati nell’insieme, grazie all'applicazione di software specifici. Una volta elaborati questi dati con tecniche geostatistiche, si arriva a definire quali siano le esigenze per una determinata pianta, o una microarea, trattando in modo selettivo l’appezzamento.

Le tecnologie entrano in gioco anche in altre fasi della coltivazione?

Ogni dato raccolto è geolocalizzato: sono tutti rilevati usando il gps. Questo vuol dire che poi, dopo essere stati trasmessi ed elaborati, questi dati possono essere comunicati ai trattori, che servendosi a loro volta del gps possono distribuire più o meno concime o pesticidi in una zona rispetto ad un’altra. Esistono molti tipi di macchine diversi. Per esempio sono ormai disponibili delle vendemmiatrici a rateo variabile, ovvero che sono in grado di selezionare l'uva migliore mettendola in un cassone separato. In Francia hanno sviluppato anche un trattore in grado di operare potature differenziate: in base ai dati raccolti, la macchina sa dove potare più o meno una pianta.

Che tipo di evento sarà quello organizzato per EXPO?

L'idea di organizzare questo evento mi è venuta due anni fa, partecipando alla European Conference on Precision Agricolture. C’erano ricercatori da tutto il mondo, ma solo pochi italiani. Ho capito allora che nel nostro paese manca l’informazione sull'agricoltura di precisione. Cos'è? Che benefici ha? Che costi ha? Chi la usa? Questo evento sarà un'occasione di confronto tra ricerca e aziende, alla ricerca di esperienze pilota e buone pratiche. Tra questi due mondi deve esserci una collaborazione più stretta, perché il nostro è un ambito molto applicativo e se è vero che è compito della ricerca inventare, solo gli imprenditori sanno cosa può servirgli e cosa invece non potranno mai usare.