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Esperienze Italiane per l'Innovazione in Agricoltura: attualità del contributo di Gian Tommaso Scarascia Mugnozza

Data: 
2 Settembre, 2015
Formato: 
CNR Departments involved: 

 

Coordinatore: Giuseppe Scarascia
Università degli Studi della Tuscia


 

Intervista a Enrico Porceddu, co-organizzatorie della giornata

 

In cosa consiste l'evento che sta organizzando per EXPO?

L'evento riguarda le innovazioni in agricoltura introdotte dalla ricerca italiana da o per iniziativa di Scarascia. Inizialmente si voleva  parlare di genetica agraria e di miglioramento genetico, ma poi si è deciso di non tralasciare l'esperienza fatta al CNEN, ora ENEA, e poi al CNR ed in ambito internazionale. Al CNEN era responsabile del  laboratorio per le applicazioni dell’energia nucleare in agricoltura, con ricerche riguardanti la genetica delle piante, compreso il miglioramento genetico, la lotta biologica ed altro. Al CNR, come presidente del Comitato nazionale per le scienze agrarie ha proposto due progetti finalizzati che hanno coinvolto migliaia di ricercatori e poi Scarascia ha avuto un ruolo importante anche a livello internazionale, sempre nell’ambito della ricerca agraria..

In cosa consiste la lotta biologica e qual è stato il contributo dell'Italia al suo sviluppo?

Nel campo della lotta biologica  ha condotto i primi tentativi su larga scala. Erano gli anni ’50 e ’60  e la ricerca riguardava la mosca delle ciliegie a Ischia e a Procida. Si trattava rilasciare milioni di maschi, appositamente allevati e resi sterili con le radiazioni, in modo che pur accoppiandosi non generassero prole

Che altro si faceva in quegli anni al CNEN?

Si portavano avanti varie ricerche sugli effetti delle mutazioni su frumento ed altre specie di piante coltivate erbacee ed arboree da frutto. Oltre ai risultati conoscitivi si ebbero risultati pratici, vennero infatti costituite e messe in coltivazione quattro varietà di frumento duro indentificate dal prefisso Castel-, come la Castel del Monte e la Castel Porziano ecc, e poi la varietà Creso, che arrivò per un periodo a occupare il 60% della superficie coltivata a frumento duro in Italia. Adesso la varietà Creso è stata sostituita da altre, ma nessun'altra si è mai diffusa in su così vasta superficie in Italia.

Chi era Gian Tommaso Scarascia Mugnozza e perché lo ricordate in questo evento?

Scarascia lavorò al CNEN, poi fu professore ordinario e preside della Facoltà di agraria dell’Università di Bari, Rettore della Università della Tuscia a Viterbo, Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI) e presidente del Comitato nazionale di consulenza per le scienze agrarie del CNR. Ho già ricordato dell’attività al CNEN a Barisi occupò di miglioramento genetico su  frumento duro e girasole, al CNR impostò due importanti progetti finalizzati “incremento della produttività delle risorse agrarie (IPRA) e Ricerche avanzate per innovazioni nel sistema agrario (Raisa), che hanno coinvolto ricercatori tradizionalmente lontani dal settore agrario, dalla biologia all'economia, alla trasformazione dei prodotti agricoli. Grazie  a quei progetti la ricerca italiana per il sistema agrario crebbe enormemente.. Furono progetti d'eccellenza: come impostazione, come organizzazione e come risultati. E fino alla fine degli anni '90 i risultati ottenuti si presentavano ancora in giro per il mondo.

Sono stati anni d'oro, dunque, per la ricerca in agricoltura. Cosa è stato scoperto in quegli anni?

Tante cose, e non è facile riassumere i risultati dell’impegno di migliaia di ricercatori in due decenni. Decine di brevetti, prototipi, banche dati, risultati conoscitivi pubblicati su riviste scientifiche di rilevanza internazionale, nuovi metodi di analisi per verificare la genuinità di particolari alimenti, nuovi metodi e strumenti per la conservazione e trasformazione di derrate alimentari senza far ricorso a prodotti chimici, il ruolo della vegetazione nel purificare l’aria con la cattura di minuscole particelle solide dannose alla salute umana, i movimenti dell’acqua e delle sostanze in essa disciolte nel terreno, le reazioni di piante ed animali a situazioni di stress da carenza idrica o da elevate temperature, la possibilità di produrre vaccini vegetali, ecc, Le ho elencato alcuni risultati in disordine come mi sono venuti in mente, ma potrei continuare a lungo.

La ricerca ha imboccato direzioni sbagliate?

In quegli anni,  si parlava molto degli ormoni della crescita come di utili tecnologie per far crescere gli animali da carne più del normale. Le ricerche consentirono di accertare i meccanismi genetici e fisiologici che presiedono alla crescita nelle diverse razze  bovine e come la selezione avesse già agito nel regolare la loro dimensione in funzione della produzione che fornivano. La direzione ele aspettative vennero corrette.

Qual è invece la direzione imboccata allora dalla ricerca italiana che è stata poi a suo avviso di maggior successo?

Scarascia si occupò, siamo ancora negli anno ’60,  della salvaguardia della biodiversità agricola, per curare la quale propose al CNR l'istituzione del Laboratorio (poi Istituto) del germoplasma a Bari. Nessuno ne parlava di salvaguardia dell’agrobiodiversità. L'Italia fu la prima nazione in Europa ad occuparsi dell’argomento, dopo l’attività condotta dal genetista russo a Leningrado negli anni ’20 e ’30. Oggi ogni regione ha il suo programma di salvaguardia di piante e animali. Sono anche sorte molte iniziative private senza scopo di lucro. Non meno importante è stato il suo apporto a promuovere la ricerca interdisciplinare, come le accennavo prima.

Chi era davvero Scarascia Mugnozza?

Era quello che un termine inglese definisce “visionary” ossia una persona che ha la capacità di pensare e di pianificare azioni future in modo nuovo e intelligente. Ma non agiva da solo, guidava il gruppo, un “visionary leader”.

Qual è la sua attualità?

Non si vuole ricordare Scarascia per celebrare la persona, ma per le vette che i programmi da lui portati avanti hanno raggiunto. L'Expo non è una fiera dove si vende e si compra, ma una vetrina in cui esporre risultati scientifici e tecnologici e dove presentare e proporre al mondo le soluzioni ideate dall’ingegno italiano. Quelle sviluppate in Italia in campo agricolo possono essere davvero importanti, in particolare per i paesi in via di sviluppo, dove servono nuove idee e attività per raggiungere quell’alimentare il pianeta,  energia per la vita..

C'è una proposta alla base dell'evento di Expo?

Ogni nazione deve avere un sistema di ricerca ed almeno una università che fa ricerca sui problemi locali, trasmette le conoscenze alle nuove generazioni, prepara i giovani leader del domani. Sono dei pre-requisiti, la cui carenza porta ad importare idee e tecnologie, preparate in altri ambienti e per altre situazioni. Significa essere colonizzati.. Il mondo scientifico e politico è pronto, nell'ambito delle azioni intraprese in questi paesi, a insegnare a pescare anziché a dare il pesce? Il mondo occidentale è in grado di sobbarcarsi questo tipo di aiuto, invece di portarvi il surplus? In Somalia, Eritrea, Mozambico e in altri paesi, l’Italia aveva avviato  progetti di questo tipo. Se si fosse agito in tempo, se queste popolazioni avessero raggiunto un grado di benessere vicino a quello che noi godiamo, tanti giovani attraverserebbero il mare su fragili barchette?. Verificare le esigenze di molte popolazioni, proporre i nostri risultati, verificare con loro in che modo possiamo esprimere la nostra solidarietà. Questo era lo spirito con cui, per cui abbiamo vinto la competizione per ospitare l'EXPO a Milano. Come e cosa rispondiamo? Cosa e come risponde il mondo occidentale?

locandina Scarascia

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