Siccità, degrado del territorio e desertificazione nel Mondo
Coordinatore: Mauro Centritto
Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (IVALSA)
Intervista a Mauro Centritto
A cosa si deve la desertificazione?
A un insieme di fattori. Certamente si deve ai cambiamenti climatici, ma anche, anzi soprattutto, al fattore antropico. C'è un proverbio africano che dice bene: l'uomo segue gli alberi, e il deserto segue l'uomo. Mi pare che descriva bene la situazione che si sta verificando in alcune parti del mondo, come il Sahel.
Che connessione c'è tra desertificazione e cambiamenti climatici?
Entro la fine di questo secolo le previsioni parlano di una significativa riduzione delle precipitazioni - soprattutto estive - nel bacino del Mediterraneo, e di aumenti delle temperature tra 4 e 6 gradi. L'unione di questi due fattori genererà forte aridità. Paradossalmente i cambiamenti climatici si potrebbero mitigare, se dovessimo riuscire a cambiare in tempo la nostra politica energetica. La desertificazione invece non si bloccherebbe, perché è legata anche alla cattiva gestione del territorio.
Quali sono i maggiori rischi?
C'è chi inizia a temere che la combinazione di onde di calore ravvicinate, temperature più elevate e minori precipitazioni ci porterà tra pochi anni oltre il punto di non ritorno. Nei luoghi in cui accadrà non dovremo più parlare di desertificazione, ma di Dust bowlification. Questa espressione inglese viene da dust, polvere, e bowl, conca. Rispetto alla desertificazione è un concetto differente, perché i deserti, anche nelle condizioni più estreme, sono comunque degli ecosistemi: le aree aride includono il 20% dei centri di biodiversità e il 30% degli endemismi di uccelli del globo. Se oltrepasseremo il punto di non ritorno potremmo non avere nemmeno dei deserti, ma ritrovarci con delle... conche di polvere.
Cosa si può fare per fermare la desertificazione?
E' il grande interrogativo di questi anni. La risposta non è semplice. Inutile pensare a singoli interventi: si parla per lo più di approccio sistemico, della salvaguardia di interi ecosistemi. Bisogna riportare in equilibrio ecologico i territori.
Qual è l'orizzonte temporale perché la desertificazione diventi irrecuperabile?
Bisogna essere chiari: il problema non riguarda la Terra, ma l'uomo. Queste tematiche sono importanti per gli effetti che avranno su di noi, non tanto sul pianeta. La Terra prima o poi tornerà in equilibrio. Ma cosa comporterà per l'uomo la desertificazione di una parte importante del pianeta? L'orizzonte temporale in ogni caso è molto vicino e i paesi del bacino del Mediterraneo sono tra i più fragili. Non solo per il loro equilibrio ecologico ma anche per quello antropico. Ne sono un esempio le migrazioni di cui siamo già testimoni. Molte delle persone che arrivano da noi non fuggono dalla guerra, ma da territori resi inospitali e invivibili dalla desertificazione. In poche parole, sono rifugiati ambientali. E il loro numero è destinato a crescere esponenzialmente nel prossimo futuro.
Quante aree sono a rischio?
Le aree siccitose coprono oltre il 41% della superficie terrestre e vi vivono circa 2 miliardi di persone. Il 72% delle terre aride ricadono in paesi in via di sviluppo, dunque la correlazione povertà - aridità appare abbastanza chiara. Venendo all'Italia, gli ultimi rapporti ci dicono che circa il 21% del territorio nazionale è a rischio desertificazione e circa il 41% di questo territorio si trova nel Sud. Sono numeri impressionanti che raccontano di un problema sempre più drammatico ma di cui si parla pochissimo. In Sicilia le aree affette, cioè che potrebbero essere interessate da desertificazione sono addirittura il 70%, in Puglia il 57%, nel Molise il 58%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%. Tornando a livello nazionale, il 32,5% del territorio è ad alto rischio di desertificazione, il 20% ha sensibilità bassa, mente solo il 6% non è sensibile a questo problema.
Che tipo di evento sarà quello che avrà luogo a Expo 2015?
Sarà un workshop, un dibattito tra scienza, politica e società civile. A Expo faremo interloquire scienza e politici, per analizzare la situazione e svelare il paradosso di un tema così importante e centrale per il nostro futuro: i deserti stanno arrivando nel cuore dell'Europa mediterranea, ma quasi nessuno ne parla.
IN COLLABORAZIONE CON:
Dr.ssa Anna Luise (ISPRA)
Dr. Maurizio Sciortino (ENEA)
Dr. Guido Bonati (CREA)
Dr. Vito Auricchio (IRSA-CNR)