Obesità: quando come e perché. Le cause, gli effetti e i modi per contrastarla
Coordinatore: Margherita Maffei
Istituto di Fisiologia Clinica (IFC)
Intervista a Margherita Maffei
Che tipo di evento sarà quello organizzato per EXPO?
Sarà un incontro di tipo scientifico-divulgativo, rivolto al pubblico. Il tema centrale è l'obesità, Insieme a me coordinano questo evento Giovanni Pacini dell'Istituto di Neuroscienze del CNR di Padova e Amalia Gastaldelli, che fa parte del mio stesso Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa. Alla fine dell'evento si lascerà spazio alle domande dal pubblico, con l'analisi di alcuni casi concreti. Inviteremo inoltre a prendere parte al dibattito le principali società scientifiche italiane che si occupano del tema obesità (Società italiana del diabete, Società italiana dell'obesità e Società italiana della chirurgia bariatrica)
Come si definisce l'obesità?
Una persona viene definita obesa per prima cosa in base al proprio un indice di massa corporea (IMC, Body Mass Index in Inglese). Questo indice si calcola dividendo il peso del soggetto (in Kg) per l'altezza (in metri) elevata al quadrato. Se l'indice supera 30, la persona viene definita obesa, se è compreso tra 25 e 30 viene definita sovrappeso, se è compreso tra 20 e 25 si tratta invece di un soggetto normopeso, mentre se l'indice è al di sotto di 20 la persona è considerata normalmente sottopeso. L’IMC è un indice grossolano, ma facile da calcolare (bastano peso e altezza) e quindi molto utilizzato per studi su grandi numeri di persone.
Quanto è vasto il problema?
Ad EXPO partiremo dall'analisi dei più recenti dati mondiali. Nelle società occidentali la questione è allarmante: si parla di quasi 2 miliardi di persone tra sovrappeso e obesità che costituiscono il 39% degli adulti sopra i 18 anni. Un altro dato significativo e inquietante è che 42 milioni di bambini sotto i 5 anni di età sono da considerarsi obesi. In Italia i dati del 2013 ci parlano del 33% di adulti in questa condizione: le regioni del sud sono le più colpite, con una punta del 49% per la Campania. Colpisce anche la distribuzione tra le diverse classi sociali: secondo dati epidemiologici l'obesità ha un’incidenza maggiore nelle classi più povere e meno istruite. Il cibo sano e ben bilanciato è in genere più costoso. Inoltre non ha ancora preso piede una cultura della salute legata al movimento.
L'obesità è sempre esistita?
Per la prima volta nell’anno 2000 la popolazione sovrappeso/obesa ha superato in numero quella dei denutriti. In piccolissima parte l’obesità è sempre esistita per la parte legata a specifiche disfunzioni endocrine, ma è stata percepita come problema di salute pubblica solo a partire dagli anni ’50, quando le società di assicurazione americane hanno introdotto il parametro peso come fattore di rischio nelle loro polizze a seguito di studi che evidenziavano una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari in questa classe di soggetti.
L'uomo non è mai stato obeso prima?
Il sostentamento del genere Homo così come delle altre specie è stata legata per milioni di anni ad attività di caccia e raccolta: la sua era un'alimentazione di sussistenza e la sovrabbondanza di cibo non esisteva. Recentemente l’industrializzazione e la capacità di sofisticazione del cibo hanno reso disponibile cibo a buon mercato e ricco di calorie. Tuttavia il metabolismo dell’uomo non era pronto per un cambiamento tanto repentino e non lo ha protetto dalla possibilità di accumulare troppa riserva energetica sotto forma di tessuto adiposo. Così si sono presentati i primi problemi di obesità ed eccesso di peso che hanno coinvolto soprattutto le ultime 2-3 generazioni.
Perché si ingrassa?
Accade quando il nostro bilancio energetico non è uguale a zero. Perché il nostro peso rimanga invariato la quantità di energia che assumiamo deve equivalere a quella che spendiamo ovvero dobbiamo mangiare tante calorie quante ne consumiamo. Quando assumiamo più energia di quanta ne spendiamo, ingrassiamo.
Quali sono i meccanismi per cui si diventa obesi?
Il nostro corpo si autoregola rispetto al senso di sazietà e all'appetito grazie a un incessante dialogo tra i nostri organi periferici. Un ruolo principale in questo dialogo è rivestito dal tessuto adiposo, volgarmente detto grasso che negli ultimi anni si è guadagnato la definizione di vero e proprio organo in quanto produttore di fattori e ormoni circolanti che giocano un ruolo chiave nella regolazione del nostro bilancio energetico, oltre che di varie altre funzioni. Tra le sostanze prodotte dal tessuto adiposo si ricorda la leptina, una proteina che informa il cervello circa lo stato delle riserve energetiche accumulate nel grasso, come i trigliceridi. Il cervello integra tale informazioni producendo le nostre sensazioni di appetito o di sazietà. Questo sistema è teso a mantenere il peso più o meno costante, ma negli obesi sembra essere compromesso.
Il grasso si distribuisce uniformemente?
Oggi disponiamo di tecnologie per mappare completamente il corpo, come per esempio DEXA, uno scanner basato sull'emissione di bassissimi dosaggi di raggi X, che riesce a distinguere la composizione corporea grazie alla diversa trasparenza dei tessuti. O Bod Pod, che invece funziona sfruttando il principio di Archimede, non prevede radiazioni e può essere facilmente utilizzato anche nei bambini.
La distribuzione del grasso determina rischi diversi per la salute. L’obesità centrale è la più pericolosa essendo maggiormente associata al diabete e alle malattie cardiovascolari
L'obesità è un problema estetico, medico, o entrambi?
Non si tratta di un problema estetico, anche se alcune persone hanno problemi psicologici generati dalla loro obesità. Dal nostro punto di vista è principalmente un problema medico, perché vengono aggrediti tutti gli organi. Si stima che oltre il 40% del rischio di sviluppare diabete di tipo 2, quello non insulino dipendente, dipenda dalla presenza di obesità. Altre dirette conseguenze sono il cosiddetto fegato grasso o steatosi epatica, le malattie cardiovascolari, l'aterosclerosi, l'infarto, l'ictus, l’incidenza di alcuni tipi di tumori e il danno alle articolazioni che a lungo andare causa problemi seri alla mobilità.