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Portare con sé la biodiversità: piante e popoli che si muovono

Data: 
7 Ottobre, 2015
Formato: 

 

Coordinatore: Giovanni Vendramin (IBBR)
Coordinatore: Sveva Avveduto (IRPPS)


 

Piante ed esseri umani si muovono, si spostano, migrano spinti da forze e motivazioni spesso comuni. I primi e più antichi fattori sono quelli climatici. Le glaciazioni fanno arretrare le piante che, spinte dall’avanzare del ghiaccio cercano climi più miti per il loro habitat, per poi tornare a latitudini più elevate quando il clima lo consente. Per esempio nel corso delle lunghe glaciazioni del Quaternario le foreste europee erano notevolmente più ristrette rispetto allo stato interglaciale odierno: il mediterraneo a sud e l'ambiente inadatto al Nord, restringevano l'area temperata alle sole penisole iberica, italiana e balcanica. Molte specie arboree erano confinate in piccoli siti dell'area mediterranea fino ai confini con le fredde steppe e tundre dell’ Europa centrale e orientale. Mutate le condizioni climatiche le piante hanno iniziato a muoversi, a migrare anche se con tempi lunghi e movimenti lentissimi. Questo avveniva milioni di anni fa; venendo ad epoche storiche a noi vicine gli spostamenti delle piante si legano fortemente a quelli delle persone e si fanno frenetici. La mappa culturale, economica e sociale della migrazione umana si sovrappone e sovrascrive quella delle piante: con le persone le piante viaggiano e con sé portano ambienti e abitudini, cibi e ricchezza. Alcuni hub sociali culturali di snodo delle migrazioni saranno mappati e presentati: la cultura araba che porta in Europa piante sconosciute passando dalla Sicilia, e la migrazione congiunta di piante e persone dalle Americhe e dall' Africa. Testimonianze relative a spostamenti di piante e cibo arricchiranno le presentazioni degli esperti con tangibili esempi. L’ultima frontiera delle migrazioni umane, lo spazio, chiuderà il cerchio: il pomodoro Volkov e il cetriolo dell'astronauta giapponese Furukawa coltivati sulla Stazione Spaziale Internazionale.